24 aprile 2007

Sei nata così

Eri uno scricciolo.
La foto dell'abbinamento non ci aveva preparati. Da quel pezzetto di carta lucida ti mostravi a 10 mesi, salda sulle tue gambine cicciotte in quel lettino arrugginito condiviso con altri bimbi. Lo sguardo impenetrabile che non concedeva fantasie di sorrisi. Sembravi sapere cosa volevi.
Ti abbiamo amato poco alla volta, facendo amicizia con ogni piegolina del tuo corpo, con ogni capello arruffato, con quei piedini pagnottina che ti hanno contraddistinta ancora per qualche anno.
L'incontro con te ha rivelato fragilità che avevi ben celato. Eri piccola piccola, con un vestitino da primi mesi, nonostante ci si sia incontrati quando avevi già compiuto un anno.
Ricordo il cuore in tumulto, che mi batteva sin nelle orecchie e tu che arrivavi in braccio alla tua Didi, spaesata nel trovarti addosso occhi sconosciuti.
Ti ho accolta in un abbraccio lieve, scordandomi di tutte le lacrime che l'emozione mi faceva salire agli occhi mentre tu ti lasciavi andare ad un pianto disperato.
Ti ho sussurrato parole che non ricordo ma che avevano il sapore di una ninna nanna, di un sedativo alla tua paura.
Per noi sei venuta alla luce così, in un appiccicoso pomeriggio di novembre, a pochi passi dal Mekong (Vietnam).
Ci hai messo un paio d'ore a sorriderci, facendoci capire di quanto senso avesse avuto quella lunga interminabile attesa.
Da allora è trascorso tanto tempo eppure, quando sei triste, ritrovo il tuo sguardo sperduto e sconsolato e ringrazio il cielo di poter essere lì con te a condividerlo e a rendertelo più indolore.

Contributo da Mamma Anna che ha adottato due stupendi bambini nel Vietnam

23 aprile 2007

La prima volta che ti ho stretto in braccio


Non è stato facile avvicinarci fisicamente a te. Si, si giocava insieme ma non ci saltavi in braccio e ti tenevi a una certa distanza. Pian piano ci hai conosciuto e si faceva un po’ di strada.

La prima volta che ti ho stretto in braccio, ti sei tirato indietro ma io non mi sono offesa. Ho capito la tua diffidenza. Ma ero sicura di volerti vicino a me e ti ho sorriso. Ci siamo guardati, tu diffidente, poi curioso. Poi ti sei avvicinato e io ho appoggiato il mio viso sulla tua guancia. Mi bastava così.

19 aprile 2007

Argomenti che potremmo trattare in questo Blog

E da cui prendere spunto per raccontare la nostra (e vostra) esperienza:
• il percorso o iter adottivo
• la scelta dell’ente (per l’adozione internazionale)
• le attese : come le vivete?
• La lista d’attesa
• Come scegliere l’ente
• Le amicizie che si fanno e che ci legano per anni e anni a seguire
• ma quale post adozione?
• Cambiare il nome
• L’abbinamento
• le proprie paure verso l’ignoto : che bimbo/bimba sarà? Quali problemi avrà?
• La partenza
• Il primo incontro col nostro figlio/a , cosa abbiamo provato, cosa abbiamo notato nel figlio/a durante il primo incontro? Racconta gli incontri successivi
• Tornare a casa dal primo viaggio senza il figlio/a
• Cosa prova il bambino o quali comportamenti notiamo nel nostro figlio nelle prime settimane o mesi di convivenza (ci mette alla prova, ha paure, ha incubi, si fa la pippì a letto), ecc
• Il rientro in Italia con il figlio: le difficoltà, le gioia
• L’inserimento : sociale, a scuola, le difficoltà, le gioia del primo anno
• La sua storia adottiva: i ricordi, come la racconta, come vi racconta
• Gli anni successivi: a 3, 4 anni di distanza, come stanno questi bambini? Cosa è cambiato in meglio o in peggio?
• L’arrivo del secondo figlio adottivo : cosa dice il primo figlio? Come si comporta poi quando arriva?, Com’è l’inserimento per il figlio che arriva?, come viene gestita l’attenzione extra che viene versata al nuovo arrivato? Come viene gestita la gelosia del primo figlio?
• Adottare un figlio/a grandicello (4-5 anni) (6-7) (8-9) quali sono le difficoltà e o ostacoli che vi siete posti prima di acettare e che poi avete effettivamente affrontato? Raccontate pure le ricompense e le gioie ricevute da questi fantastici bimbi!

Vorrei che venissero fuori i problemi ma anche i bei momenti e magari qualche suggerimento per chi deve ancora affrontare questa strada della serie, sì è difficile ma superabile. Ci vogliono però genitori coraggiosi e volenterosi per affrontare il mondo e cambiarlo; per renderlo più bello, sicuro, allegro, accogliente per i nostri adorati figli.

Accetto i vostri contributi da pubblicare come Post su questo Blog volentieri: scrivetemi all'indirizzo email riportato nella colonna a destra o scrivetemi due righe nei commenti sotto.

12 aprile 2007

"Morirei per il mio vero figlio ma per quello adottivo no"

Parole davvero sconcertanti pronunciate da una scrittrice americana Rebecca Walker nel suo nuovo libro Baby Love: choosing motherhood after a lifetime of ambivalencee apparse oggi sul Corriere della Sera a pagina 27 e qui.

Nel articolo è citata dicendo "Non è uguale: l'amore che provi per un figlio adottivo non sarà mai intenso come quello che senti per il sangue del tuo sangue. Per Tenzin (il figlio naturale che ha meno di un anno) farei qualsiasi cosa. Per Salomon (il figlio adottivo che ora ha sedici anni) no." Per togliere ogni dubbio, in una intervista con il giornale Americano The New York Times ha precisato "Mentre sono pronta a morire per Tenzin, non credo che farei lo stesso per il mio figlio adottivo."

Prima di dire la mia opinione c'è una premessa che è doverosa: non ho letto il libro da cui è tratta questa frase e quindi forse si tratta della solita frase polemica scelta dall'editore per far acrescere le vendite del libro. Detta la premessa...

Secondo me, la Walker ha per primo sbagliato parlando in terza persona, non può parlare per tutti i genitori adottivi. Questa è la sua esperienza.

Poi letto l'articolo appare chiaro che la Walker ha qualche cosa da sistemare a livello emotivo ed esistenziale. Nel suo primo libro l'autrice accusa la madre di non averla amata per via del suo colore di pelle e poi nell'intervista nel NYT sostiene che il figlio adottivo preferisce l'altra mamma adottiva. Non so, ma le sue parole sembrano piccoli coltelli diretti alla sua ex-amante e al figlio "adottivo".

Dopo aver letto una grande parte dei post e i commenti sul Blog di Rebecca Walker appare chiaro che l'autrice ha creato parecchia confusione. Per prima si riferisce al figlio "ereditato" dalla partner come suo figlio adottivo quando in realtà il bambino c'era già quando lei si è messa con la ex-. Nelle famiglie "composte" degli Stati Uniti si usa il termine "step" appiccicato ai ruoli famigliari per spiegare i ruoli nella nuova famiglia; ad esempio: step-sister per indicare la sorellastra, step-son per indicare il figlio del partner. Quindi in realtà Salomon è un suo "step-son" che era già legato ad un altro genitore (la sua ex). E quindi non si possono paragonare questi rapporti; sono rapporti diversi.

Il rapporto col figlio di un'altro (specie se è grandino) non può essere lo stesso del rapporto con un figlio biologico e nemmeno di quello col figlio adottivo (pur essendo grandino).

E' vero quello che dice un commentatore, il rapporto col figlio biologico inizia nella pancia e dura 9 mesi. Invece il rapporto col figlio adottivo dura molto di più, nasce dal momento che la coppia decide intraprendere questa strada, ci sono momenti difficili e anche quelli belli, cose che creano un legame col figlio che arriverà.

Credo che cercare la genitorialità, sia per un figlio adottivo o un figlio biologico è MOLTO diverso che ritrovarsi con un "figlio ereditato" dal nuovo partner, quando forse si cercava soltanto un partner e non una famiglia.

Cosa ne pensate voi?

L'iter pre adottivo è come l'inizio di un viaggio

In realtà vi sto parlando del famoso corso “Incontri Informativi- Formativi sull’Adozione Nazionale e Internazionale”, parte fondamentale del percorso adottivo nella Regione dell’Emilia-Romagna (RER) che vuole dare informazioni importanti alle coppie ora, quando serve, in modo di essere più preparati durante il percorso adottivo.

Finora vi ho parlato un po’ sul contenuto del corso (e devo ancora pubblicare qualche articoletto in merito) ma non vi ho parlato di cosa ho provato. Sì, perché da giugno del 2006 abbiamo dovuto aspettare fino al 14 settembre del 2006 per metterci in lista d’attesa e poi aspettare fino a marzo 2007 per iniziare questo corso pre iter adottivo obbligatorio.

Il giorno che abbiamo avuto il primo incontro era una gran bella giornata di sole. E non ero la sola ad essere in ottimo umore quella mattina. La maggioranza delle diverse coppie hanno rilevato uno stato d’animo positivo. Perché? Sicuramente c'è un senso di gran sollievo, che si è finalmente partiti per questa avventura chiamata adozione. E' come fare un viaggio, una volta che si parte, inizia il viaggio. Finchè non si parte si ci sente come quello che aspetta in casa con le valigie pronte a che arrivi il taxi, e finchè non si ci sale sù, si aspetta e aspetta ancora.

E quindi siamo partiti per un’altra avventura!

Strana cosa, ora che abbiamo finito questa parte riesco a immaginare la faccina della mia futura figlia.

3 aprile 2007

Buona Pasqua!

Questa è la prima poesia in italiano che ha imparato il mio figlio, tutt’ora ci piace e ed particolarmente adatta in questi giorni:

Buona Pasqua!
Nei miei sogni ho immaginato
Un grande uovo colorato
Per chi era? Per la gente
Dall’Oriente all’Occidente:
pieno, pieno di sorprese
destinate ad ogni paese.
C’era dentro la saggezza
e poi tanta tenerezza,
l’altruismo, la bontà,
gioia in grande quantità.
Tanta pace,tanto amore
Da riempire ogni cuore

2 aprile 2007

Perchè ti sforzi a farci incontrare?

In questo periodo sto organizzando un incontro con le famiglie del Nepal. Uno dei genitori, mi scrive la nota che segue alla fine di una sua recente email:

PS: mi stupisco che tu, dopo aver organizzato insieme a Mamma 2, il raduno del Lago di Iseo (peraltro ben riuscito) abbia ancora l'entusiasmo di chiamarci a raccolta in Liguria. Mi sorge una considerazione: quanto conta, in questo attivismo, l'attesa della seconda adozione ed il desiderio di condividere le ansie e le angosce di questo secondo percorso?...
Ciao e buona giornata, Papà*
Quando lui ha ricevuto la mia risposta mi invitò a pubblicarla su questo Blog, ma credo sia troppo lunga. Quindi pubblico la parte che ritengo più importante, cioè quella sulla mia motivazione nel radunare le famiglie, perchè riguarda i bambini.

Che bella domanda mi hai fatto! --- ma credo che la mia risposta ti stupirà -

Quando ero in Nepal col mio figlio in albergo, ho notato grande coesione tra lui e gli altri bambini adottati nello stesso periodo (con noi c'erano A, B, C, D, E*, e tante femminucce) di coppie Italiane che soggiornavano nello stesso albergo. Da soli in Nepal, senza alcuna mamma o esperto da consultare, ci è venuto naturale confrontarci con gli altri genitori.

Sicuramente il legame tra i bambini ci ha fatto avvicinare ma è anche vero che ci siamo trovati bene con gli altri genitori: genitori che NON rifiutavano ciò che era diverso, genitori curiosi della cultura del loro figlio e che l'abbracciavano - molti di noi abbiamo comprato copriletto e bandiere nepalesi, mandala buddisti o statuette induisti, e sari per decorare la cameretta e perche' no, pure la casa.

Gli incontri che abbiamo fatto finora (in Italia) sicuramente sono state anche un modo per confrontarci, anche perche' per alcune famiglie questi momenti sono stati l'unica forma di post adozione ricevuta (noi esclusi, siamo stati fortunatissimi e siamo stati seguiti per un anno intero, regolarmente e individualmente come famiglia, e a richiesta negli anni successivi dalla nostra città).

Negli incontri c’erano sempre i bambini che giocavamo insieme non ostante le differenze di età. Come sai bene, molti di questi bambini erano legati da un’esperienza comune in Istituto ed altri nella esperienza del subito dopo Istituto, in albergo.

E allora forse mi illudo sperando che il fatto che questi bambini si rivedano regolarmente li aiuti a mantenere questo legame quasi fraterno e che questo legame li aiuti a rafforzare la loro autostima e la loro identità. Sperando che li aiuti nella integrazione nella loro nuova società e ad affrontare meglio le difficoltà che sicuramente incontreranno. Credo che con una forte identità e autostima ognuno potrà vivere la sua diversità in modo positivo, nel senso: “Sì, sono diverso ma questa è una mia ricchezza”. Forse la penso così perchè non sono Italiana e sono FIERISSIMA della mia nazionalità. Vorrei che loro vivessero la loro appartenenza (nazionalità, etnia, colore e tratti somatici) con gran fierezza.

Fino a quel punto era tutto una mia idea in cui credevo fermamente ma poi mi e' arrivata una conferma, dal TUO figlio, caro. Si, proprio da lui. Il giorno che i bimbi si sono rivisti al Lago di Iseo, il tuo figlio ha abbracciato i suoi amici nepalesi e ha proclamato: "oggi siamo tutti marroni" Sono state le più belle parole che ho sentito e mi ha dato una grandissima soddisfazione! E mi sono detta: questo e' il motivo per cui mi do da fare in riunire le famiglie nepalesi.

Per quanto riguarda usare gli incontri per condividere le ansie e angosce della seconda adozione, dico due cose soltanto: primo di tutto credo che rimuginare le cose e andarci sopra e sopra ancora non fa altro che farmi star peggio! Secondo, è per questo che ho aperto il blog!!! Il blog e' la mia valvola da sfogo anche se cerco di essere obbiettiva ed informativa. :)
ciao, Mamma 1

* tutti i nomi sono stati sostituiti da nomignoli o lettere per proteggere la privacy delle famiglie in questione.

1 aprile 2007

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