12 aprile 2007

"Morirei per il mio vero figlio ma per quello adottivo no"

Parole davvero sconcertanti pronunciate da una scrittrice americana Rebecca Walker nel suo nuovo libro Baby Love: choosing motherhood after a lifetime of ambivalencee apparse oggi sul Corriere della Sera a pagina 27 e qui.

Nel articolo è citata dicendo "Non è uguale: l'amore che provi per un figlio adottivo non sarà mai intenso come quello che senti per il sangue del tuo sangue. Per Tenzin (il figlio naturale che ha meno di un anno) farei qualsiasi cosa. Per Salomon (il figlio adottivo che ora ha sedici anni) no." Per togliere ogni dubbio, in una intervista con il giornale Americano The New York Times ha precisato "Mentre sono pronta a morire per Tenzin, non credo che farei lo stesso per il mio figlio adottivo."

Prima di dire la mia opinione c'è una premessa che è doverosa: non ho letto il libro da cui è tratta questa frase e quindi forse si tratta della solita frase polemica scelta dall'editore per far acrescere le vendite del libro. Detta la premessa...

Secondo me, la Walker ha per primo sbagliato parlando in terza persona, non può parlare per tutti i genitori adottivi. Questa è la sua esperienza.

Poi letto l'articolo appare chiaro che la Walker ha qualche cosa da sistemare a livello emotivo ed esistenziale. Nel suo primo libro l'autrice accusa la madre di non averla amata per via del suo colore di pelle e poi nell'intervista nel NYT sostiene che il figlio adottivo preferisce l'altra mamma adottiva. Non so, ma le sue parole sembrano piccoli coltelli diretti alla sua ex-amante e al figlio "adottivo".

Dopo aver letto una grande parte dei post e i commenti sul Blog di Rebecca Walker appare chiaro che l'autrice ha creato parecchia confusione. Per prima si riferisce al figlio "ereditato" dalla partner come suo figlio adottivo quando in realtà il bambino c'era già quando lei si è messa con la ex-. Nelle famiglie "composte" degli Stati Uniti si usa il termine "step" appiccicato ai ruoli famigliari per spiegare i ruoli nella nuova famiglia; ad esempio: step-sister per indicare la sorellastra, step-son per indicare il figlio del partner. Quindi in realtà Salomon è un suo "step-son" che era già legato ad un altro genitore (la sua ex). E quindi non si possono paragonare questi rapporti; sono rapporti diversi.

Il rapporto col figlio di un'altro (specie se è grandino) non può essere lo stesso del rapporto con un figlio biologico e nemmeno di quello col figlio adottivo (pur essendo grandino).

E' vero quello che dice un commentatore, il rapporto col figlio biologico inizia nella pancia e dura 9 mesi. Invece il rapporto col figlio adottivo dura molto di più, nasce dal momento che la coppia decide intraprendere questa strada, ci sono momenti difficili e anche quelli belli, cose che creano un legame col figlio che arriverà.

Credo che cercare la genitorialità, sia per un figlio adottivo o un figlio biologico è MOLTO diverso che ritrovarsi con un "figlio ereditato" dal nuovo partner, quando forse si cercava soltanto un partner e non una famiglia.

Cosa ne pensate voi?

10 commenti:

Anonimo ha detto...

E' SOLO UNA TROVATA PUBBLICITARIA!
COMUNQUE TROVO CHE DAVVERO PER VENDERE E FAR SOLDI SI FA E DICE DI TUTTO...!!!
SENZA RISPETTO PER LE ESPERIENZEREALI E PER TUTTO CIò CHE COMPORTA UNA SCELTA DI QUESTO GENERE..CHE LA SIG.RA SCRITTRICE NON HA MAI FATTO SE NON ERRO...QUINDI DI CHE COSA SI STA PARLANDO? DI NULLA, COME AL SOLITO, COME E' ORMAI LA REGOLA DELLA NOSTRA "MALAINFORMAZIONE" GIORNALISTICA, COMPRESA LA COSIDDETTA CRITICA LETTERARIA...

COMPLIMENTI PER LE SCELTE E PER VOLERLE CONDIVIDERE CON NOI.
ISABELLA

Anonimo ha detto...

That is just BS, just another way to sell a book that otherwise will not get so much publicity....in any case wrong publicity. The long process of adoption in a way is similar to the uncertanty of the 9 months before the child comes. A wanted child is a loved child, own or adopted. Unfortunaltly for this woman she was obiously not wanted.

I would not give her a minute of my time.

Anonimo ha detto...

Non ho parole. Non ho parole perchè non posso fare a meno di pensare come si devono sentire tutti i bambini che sono stati addottati leggendo queste parole.
E' propio vero che le parole sono in grado di ferire profondamente
Certo che se questo è il rispetto è l'amore che da a suo figlio, mi chiedo che valori potrà trasmettergli e che rispetto potrà insegnargli.

Maribelous ha detto...

Grazie per i diversi commenti e le tante email che ci avete inviato.

Io pero' vorrei chiarire una cosa, perchè non vorrei sbagliare come la Walker.

Conosco persone che hanno un rapporto bellissimo con i figli acquisiti dal partner. Io parlavo della mia esperienza come figlia acquisita. Io non mi aspettavo di essere amata come figlia di questa donna visto che io una mamma l'avevo e comunque ero adolescente quindi avevo sicuramente meno bisogno di un bambino più piccolo.

Anonimo ha detto...

secondo me il titolo dell'articolo non c'entra assolutamente con l'argomento, l'amore per il figlio biologico e l'amore per il figlio adottivo. La storia dell'autrice diversa, stiamo parlando del figlio della sua ex-compagna e non
di un figlio adottato. Come si fa a dire che non moriresti per un figlio adottivo! Se lo cresci, lo ami, lo accompagni e lo guidi nella vita giorno dopo giorno, è
lo stesso! Se siamo capaci di morire per il nostro marito che non è il nostro sangue, non lo siamo per un figlio adottivo? L'amore non si limita ai legami del sangue, è ben altro.

Secondo me, il libro tende a attirare il lettore, a scatenare la polemica o semplicemente il dibattitto.... oppure si tratta di una bella trovata pubblicitaria.

Anonimo ha detto...

Credo che ogni storia sia diversa e che a volte un figlio adottivo possa essere amato più di un figlio naturale o viceversa: tutto dipende dai genitori e dalle situazioni personali.
Ci sono mamme che "buttano" i propri figli naturali nei bidoni del rusco... ed altre che amano i propri figli, adottivi o naturali, nello stesso modo.
Credo che quando si parla di amore tutto dipende dalle persone.

Anonimo ha detto...

prova

Anonimo ha detto...

Credo che l'autrice in questione abbia probabilmente ancora qualche insoluto e neanche troppo nascosto da chiarire;credo che il vero senso dell'amore,soprattutto se genitoriale, non sia quello provocatorio del morire per un figlio naturale o meno,ma sia quello di ESSERCI sempre e comunque per chi ha con te un tratto di "strada" da fare....
BARBARA

Anonimo ha detto...

io sono stata adottata e se sapessi di essere amata meno di un presunto fratello naturale ci resterei male e poco accettata.Allora,,,cosa si adotta a fare un bambino se si rischia di amarlo meno di uno naturale?Non lo fai stare meglio per niente, forse certo, gli salvi la vita economicamente, ma non si sentirà amato neanche da te. Anche se lo ami...ma a modo tuo, non come ha bisogno lui....i bambini sono tutti uguali!con problemi o no, adottati o naturali...tutti i bambini sono la gioia di questo mondo. perchè non amarli al massimo?perchè avere preferenze sui figli?pensa se ci stai tu al suo posto!piuttosto salvali tutti e 2 e muori tu no?!

Anonimo ha detto...

VI CONSOLI SAPERE CHE CI SONO GENITORI CHE PENSANO L'ESATTO CONTRARIO: HO SENTITO UN PAPA' DIRE DI VOLER PIU' BENE AL FIGLIO ADOTTIVO CHE AI SUOI FIGLI NATURALI! CREDO CHE L'AMORE SIA SOLO AMORE. NESSUNO DEI DUE (SCRITTRICE/PAPA') IN CASO DI GRAVE PERICOLO ESITEREBBE UN ATTIMO PER SALVARE IL PROPRIO FIGLIO ADOTTIVO O MENO!