La parola bocni nella lingua Nepali vuol dire “prendere in braccio”. Fin dall’inizio il nostro tesoro ci chiedeva di essere preso in braccio – bocni, bocni! Ogni occasione era buona per un bocni: quando si camminava a casa dalla scuola materna, quando eravamo a fare due passi da qualche parte e perfino per andare da una stanza all’altra in casa.
Mio marito diceva: “non mi va di essere usato come mezzo di trasporto!” anche se gradiva molto l’abbraccio conseguente al trasporto. Intanto ci abbiamo scherzato sopra e ci siamo chiamati il bocni-bus. Quando c’era da andare a letto li dicevamo, “il bocni-bus sta per partire, ha il suo biglietto, signore?” E lui ci saltava in braccio.
Comunque il momento che gli piaceva più di tutti per fare bocni era quando eravamo entrambi sotto la doccia. Non appena avevamo finito di lavarci e stavo per chiudere l’acqua, lui mi chiedeva bocni! Era senz’altro un momento di grande intimità e mi sentivo che questo era un comportamento che avesse avuto con la sua mamma biologica e quindi così, finivamo per stare abbracciati sotto la doccia per almeno altri 10 minuti.
A quasi un’anno di essere arrivato a casa, li chiese “come mai ti piacciono tanto i bocni?” E lui, “quando mi fai bocni so che mi vuoi bene”.
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