8 maggio 2007

Lo sguardo triste diventa felice

In una delle prime foto che abbiamo scattato insieme al nostro figlio lui guarda la macchina fotografica mentre mi abbraccia. Quella foto ci è sembrata bella non ostante i suoi occhi ci parevano un po’ tristi. Pensavamo fossimo noi i soli a notarlo, visto che sapevamo la sua storia. Abbiamo inviato quella foto ad amici e parenti e alcuni hanno commentato sullo sguardo triste negli occhi del nostro bimbo.

E quindi una delle domande che mi sono posta come genitore è se sarei stata capace di togliere quello sguardo addolorato dagli occhi del mio figlio, se saremmo riusciti a sostituire quello sguardo triste e preoccupato con uno sguardo allegro e spensierato.

Perché anche se non lo si vede negli occhi, ogni bimbo porta in sé il ricordo dell’abbandono – una psicologa a Bologna ci ha detto che anche i bambini abbandonati a pochi mesi di vita se ne rendono conto. Questo dolore può spaventare qualsiasi genitore, perchè quando si ci confronta, molti di noi ci sentiamo inadeguati ad affrontare un dolore così profondo in una creatura così piccola.

Vorrei che chi leggesse queste parole sappia che è possibile affrontare e anche superare il dolore e la preoccupazione, sostituendolo con allegria e spensieratezza. Lo si fa dando tanto affetto e amore, avendo tanta pazienza e ascoltando cosa dice in parole e gesti il nostro figlio. Il resto lo fà il tempo.

Col tempo si aggiungono nuove esperienze e bei ricordi e pian piano queste diventano la maggioranza nella vita del nostro figlio. Non potremmo mai cancellare il suo passato – non che volessi – è parte della sua vita e tutti abbiamo qualche brutto ricordo nella nostra vita. L’importante che se ne possa parlare e che ci siano più momenti belli che brutti.

Attenzione: non sto parlando di viziare il figlio con mille giochi e dolcetti. Secondo me, questo è un comportamento degli adulti assolutamente sbagliato. Non sto a dire perché; credo che ne deva essere un esperto a parlarne (se qualcuno che legge vuole suggerire un libro o pure scrivermi qualche riga in merito, mi farebbe molto piacere).

Poi ogni bambino è diverso, c’è chi come il nostro si presenta subito triste e diffidente mentre altri sembrano allegri e sereni e magari dopo l’inserimento in famiglia ne esce fuori qualche difficoltà. Per questo bisogna ascoltare ed essere sensibile a questa nuova presenza, questo piccolo essere umano che ha un suo vissuto. Bisogna percepire e ascoltarlo con mente aperta, senza diventare troppo premurosi mi raccomando!, e starli vicino, dando tanto affetto : intendendo abbracci, carezze, starli accanto fisicamente, prendendolo in braccio anche quando ha superato i 30 kg!, ecc., ecc.

Mi piacerebbe farvi vedere le foto del mio bambino a quasi tre anni di distanza da quelle prime foto nel Ottobre 2003, i suoi occhi hanno tutta un’altra espressione. Questa sì che è soddisfazione!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi chiamo Katia e sono stata adottata quando avevo 14 mesi.Dai miei genitori adottivi ho ricevuto accoglienza e cure, ma anche adesso che ho 15 anni sento che mi manca qualcosa di importante. E' normale che sia così, penso che tutti i bambini adottati-sia da neonati sia da grandicelli- abbiano questo vuoto dentro di loro,un vuoto che non tutti i genitori adottivi sanno piano piano colmare.C'è chi riesce a parlarne e c'è chi invece reagisce all'adozione con rabbia,comportamenti ribelli(specialmente nell'adolescenza),con il silenzio,con un falso menefreghismo.Questo posso dirlo perchè io faccio parte della prima categoria e riesco a confidare quello che provo anche ai miei stessi genitori naturali,però ho una sorella di 18 anni anche lei adottata che reagisce in tutt'altro modo:la ribellione alle regole,la chiusura verso i nostri genitori adottivi e la mancanza di dialogo. Solamente qualche giorno fa è emerso il fatto che i nostri genitori adottivi si sono dimenticati di festeggiare la data del suo arrivo nella famiglia. Ha pianto dicendo questo a mamma e papà ma poi il discorso si è chiuso lì e non so se sarà lei a riaprire l'argomento adozione in futuro. Comunque penso che anche il suo atteggiamento ribelle sia in un certo senso un modo di comunicare il suo disagio interiore. Secondo me è giustissimo quello che ho letto in questo blog sul fatto che i bambini hanno bisogno di tanto affetto e contatto fisico:abbracci,carezze,coccole ogni giorno!Ma questo non solo i bambini adottati,tutti.
Ci sarebbe ancora molto da dire ma non voglio dilungarmi troppo...Volevo solo farvi i complimenti per tutte queste testimonianze,questi racconti e tutto quello che aggiungerete su questo blog e nel cuore dei vostri figli.
Vi volevo segnalare anche un libro di facile lettura che parla di una bambina indiana adottata all'età di 7 anni:"Amata per caso"di Stefano Zecchi.
Buon proseguimento-blog e un grazie.

Maribelous ha detto...

Grazie mille Katia della tua testimonianza. Serve molto sentire cosa hanno da dire i figli adottivi.

Per fortuna la tua sorella alla fine ha detto cosa le faceva stare male. E questo è importantissimo. Sicuramente per lei è stato uno grande sforzo esprimere questa sua rabbia - dolore. Spero solo che alla fine i tuoi abbiano festeggiato quella data importantissima con tua sorella.

Credo che tutti genitori adottivi si preoccupano del vuoto del quali parli. Pure questo è normale, nessun genitore vuole che suo figlio soffra.

Mi interessarebbe molto aprofondire il discorso sul "vuoto" con te. Se vuoi scrivimi a Maribelous@gmail.com

Grazie ancora Katia della tua testimonianza e torna presto!